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Il bicarbonato di sodio che cura il cancro

di dott.ssa Eleonora Policicchio

Da dove nasce una delle bufale più diffuse sul web

Ad oggi non esiste nessuna ricerca scientifica che abbia dimostrato che il bicarbonato di sodio sia una cura efficace dei tumori umani. Spesso si sente parlare, soprattutto dai meno “esperti” del settore nutrizionale o del settore fisiologico in generale, di dieta alcalina e di miracolose terapie che curano il cancro a base di bicarbonato di sodio. Tutto ciò ovviamente è falso ma cerchiamo di capire da dove nasce una delle bufale più diffuse soprattutto nel web.

Lo studio, da cui è partito lo scalpore mediatico, è stato pubblicato nel 2009 su una delle riviste scientifiche più autorevoli nell'ambito della ricerca sui tumori (Cancer Research).

--Prima di trattare la ricerca però, occorre fare un passo indietro e qualche precisazione--

In fisiologia ogni soluzione viene definita secondo una scala di valori (chiamata pH) che va da 0 a 14 e che ne indica il livello di acidità (che raggiunge il massimo al valore 0) e di basicità (massima al valore 14). Il punto di equilibrio della soluzione, per cui viene detta neutra, si trova a pH=7 dove non è più né acida né basica. Un esempio di pH=7 è l'acqua, che come tutti sappiamo non ha sapore. Un altro esempio di prossimità a valore neutro è il nostro sangue che ha un pH che oscilla tra 7,3 e 7,5. Oscilla perché nulla è statico nel nostro organismo, ci sono ogni secondo milioni di azioni cellulari alle quali corrispondono reazioni di controllo, di difesa e di aggiustamento, che mette in atto la nostra meravigliosa macchina-corpo per prevenire danni o addirittura riparare ciò che non funziona come dovrebbe. Ad esempio, se per una qualunque ragione, il nostro pH sanguigno dovesse virare verso la basicità o l'acidità si metterebbero subito in moto il sistema respiratorio e quello renale. Infatti, i nostri polmoni con l'emissione di CO2 ripristinano variazioni di pH, se ciò non dovesse bastare interverrebbe il sistema renale con l'escrezione di urina e metaboliti indesiderati. Se ciò ancora non dovesse bastare e il pH dovesse arrivare a valori inferiori a 6,8 (acidosi metabolica) e superiori a 7,8 (alcalosi metabolica) si entrerebbe in condizioni patologiche importanti che se non risolte in breve tempo porterebbero l'individuo alla morte.

Tutto ciò per spiegare che gli alimenti che mangiamo, in qualunque erroneo modo vengano definiti, non alterano il pH del nostro sangue. Inoltre, c'è da aggiungere che, tutto ciò che ingeriamo transita nello stomaco, i cui succhi gastrici mantengono un pH locale pari a 2, fortemente acido, per facilitare i processi digestivi, quindi se esistesse un alimento “alcalino” perderebbe il suo stato in questo passaggio.

Fatte le dovute premesse, torniamo allo studio che ha destato tanto clamore. Un gruppo di ricercatori americani dell'università dell'Arizona ha pubblicato questo lavoro [1] in cui, da vari esperimenti condotti su dei modelli di topo, si dimostra che il pH acido extracellulare (vale a dire nello spazio esterno alle cellule) è ideale per la crescita di un tumore.

-- Altri studi ancora [2,3] condotti da altri esperti, e pubblicati in accordo con questo, hanno dimostrato che il bicarbonato di sodio aumenta il pH extracellulare di alcuni tumori e in alcuni casi migliora l'efficacia di alcuni farmaci antitumorali.--

I topi considerati, nel lavoro del gruppo americano, erano affetti da un tumore alla mammella il quale, trattato con somministrazione orale di bicarbonato di sodio, dava una risposta positiva con una moderazione nella formazione di metastasi spontanee, senza però portare a nessuna riduzione del numero di cellule tumorali circolanti.

Quindi non si può certo parlare di un effetto sulla crescita del tumore primario (né tanto meno sulla riduzione dello sviluppo di metastasi su linee cellulari più aggressive e a rapida crescita, come dimostrato dai dati dello stesso lavoro). Inoltre, gli autori stessi dello studio sostengono come la quantità di bicarbonato di sodio che sarebbe necessaria all'uomo per ottenere gli stessi effetti osservati sulle cavie sarebbe pericolosa per la salute umana suggerendo che sarebbe preferibile usare gli inibitori della pompa protonica.
Infine, come studi di discussione e contrapposizione a questo, bisogna considerare lavori che dimostrano come i trattamenti tumorali con bicarbonato di sodio (effettuati sempre su modelli sperimentali) siano del tutto inutili e che in alcuni tipi di tumore portino addirittura ad un aumento della crescita delle cellule tumorali (come avviene nel tumore del tratto urinario e in quello dello stomaco [4,5,6]).

BIBLIOGRAFIA

  1. Bicarbonate increases tumor pH and inhibits spontaneous metastases - Robey IF, Baggett BK, Kirkpatrick ND, Roe DJ, Dosescu J, Sloane BF, Hashim AI, Morse DL, Raghunand N, Gatenby RA, Gillies RJ. - Arizona Cancer Center, University of Arizona, Tucson, Arizona, USA - Cancer Res. 2009 Mar 15;69(6):2260-8. doi: 10.1158/0008-5472.CAN-07-5575. Epub 2009 Mar 10.
  2. The potential role of systemic buffers in reducing intratumoral extracellular pH and acid-mediated invasion. Silva AS, Yunes JA, Gillies RJ, Gatenby RA. Cancer Res. 2009 Mar 15;69(6):2677-84. doi: 10.1158/0008-5472.CAN-08-2394. Epub 2009 Mar 10.
  3. Enhancement of chemotherapy by manipulation of tumour pH. Br J Cancer. Raghunand N, He X, van Sluis R, Mahoney B, Baggett B, Taylor CW, Paine-Murrieta G, Roe D, Bhujwalla ZM, Gillies RJ. 1999 Jun;80(7):1005-11.
  4. Effect of urinary pH on the progression of urinary bladder tumours. Lina B. A., van Garderen-Hoetmer A. Food and Chemical Toxicology 37 (12): 1159–1166. DOI:10.1016/S0278-6915(99)00111-8. PMID 10654592.
  5. Effects of urinary potassium and sodium ion concentrations and pH on N-butyl-N-(4-hydroxybutyl)nitrosamine-induced urinary bladder carcinogenesis in rats. Lina B. A., Woutersen R. A. Carcinogenesis 10 (9): 1733-1736. DOI:10.1093/carcin/10.9.1733. PMID 2548752.
  6. Dietary supplementation with carbonate increases expression of ornithine decarboxylase and proliferation in gastric mucosa in a rat model of gastric cancer. Ehrnström R. A., Bjursten L.M., Ljungberg O., Veress B., Haglund M. E., Lindström C. G., Andersson T. International Journal of Cancer 112 (4): 722-733. DOI:10.1002/ijc.23151. PMID 17960625.

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